Problemi di comunicazione (di Jim Pollard)

Questa è la relazione di Jim Pollard, che si occupa di riabilitazione e nello specifico di malati di Corea di Huntington da moltissimi anni. Lavora in un centro che accoglie solo questi pazienti nella fase media e avanzata e ci insegna in che modo mantenere il più a lungo possibile la comunicazione con loro. E’ importante coinvolgerli nelle cose, è importante capire il loro modo diverso di comunicare e soprattutto non lasciarsi fuorviare da falsi messaggi che la malattia, e non il paziente, ci lancia. Le prime regole da seguire sono:

I problemi di comunicazione sono frustranti sia per il malato che per chi si occupa di lui. E’ difficile coinvolgere il malato, entrambi provano in senso di perdita e di separazione, anche quando si capiscono. E’ importante analizzare il PERCHE’ di questa difficoltà. Le ragioni principali sono 3:

LO "SFALSAMENTO" DELLA COREA DI HUNTINGTON

Le cause di questa "maschera" che la Corea di Huntington mette al paziente sono:

  1. Distonia: i muscoli facciali del paziente non sono più del tutto sotto il suo controllo e le sue espressioni possono non corrispondere ai suoi stati d’animo. Dall’apparenza può sembrare che non ascolti o che non abbia capito quando invece è così.
  2. I problemi a tener chiusa la bocca danno spesso al paziente l’aria svagata di chi non è interessato all’argomento e questa immagine è fuorviante per chi gli parla, che ha l’impressione di non essere ascoltato.
  3. Molti pazienti "pendono da un lato" la loro distonia fa loro assumere una postura leggermente storta, a spalle alzate, che anch’essa rafforza l’impressione che stiano sulle spine, abbiano fretta di andarsene o che "tollerino" la presenza dell’interlocutore. A volte tengono anche la testa bassa, ma attenzione: questo cambiamento di atteggiamento è FISICO, non PSICHICO.
  4. I malati di Corea di Huntington, per la sopra citata distonia, faticano a mantenere il sorriso. Anche questo non significa che non "vogliano" sorridere o che le cose che dite non li divertano, a volte il sorriso si spegne troppo presto o arriva in ritardo loro malgrado.

Tutto questi fattori fanno mal interpretare all’interlocutore l’atteggiamento del malato, che sa di essere equivocato, ma non sa come proteggersi dai cambiamenti del proprio corpo. Deve essere l’interlocutore a capire ed adattarsi al cambiamento.

LO "SFASAMENTO", IL RITARDO DELLA COREA DI HUNTINGTON

I pazienti affetti da Corea di Huntington reagiscono in ritardo agli stimoli. Questo non significa che la reazione non ci sia, ma spesso noi, abituati ai nostri ritmi "normali" non facciamo in tempo ad accorgercene. Ecco alcune ragioni:

  1. La Corea di Huntington provoca un ritardo nel processare ed organizzare le informazioni. I malati hanno bisogno di qualche istante in più per elaborare i loro pensieri, e spesso l’interlocutore non ha la pazienza di aspettare questo breve intervallo.
  2. Ovviamente questo ritardo è il peggior nemico di una conversazione, perché noi siamo abituati ai ritmi di una conversazione fluente e continua, non continuamente intervallata, e ci arrendiamo troppo presto. Il malato non può farci nulla, noi sì: possiamo imparare a rallentare i nostri ritmi adattandoli ai nuovi ritmi del malato.
  3. Quando facciamo una domanda al malato spesso lui non risponde. Non rispondere non significa "no". Non rispondere non significa "non ho capito". Non rispondere significa "dammi un momento per organizzare i pensieri e mettere insieme una risposta".
  4. I pazienti di Corea di Huntington sono ansiosi, non sanno aspettare, vogliono tutto e subito. Noi invece dobbiamo imparare ad aspettare, ad essere tempestivi nel rispondere loro e dar loro il tempo per rispondere a noi.
  5. Spesso per via di questi disguidi a causa del ritardo che la loro mente si prende, i malati temono di fare nuove conoscenze ed amicizie.

VIVERE OGNI 10 MINUTI

Come si può imparare a capire il modo di vivere e di vedere le cose di un malato di Corea di Huntington?

  1. I malati sembrano interessati solo in ciò che sta avvenendo in quel preciso istante. Non sembrano avere alcun interesse nei programmi per il futuro, fosse anche un futuro molto vicino, quello stesso pomeriggio o il giorno dopo.
  2. Quando chiedono una cosa la vogliono immediatamente, se si promette loro qualcosa desiderano che avvenga subito, non vogliono aspettare.
  3. Questi malati vivono la loro vita come se si dovesse svolgere tutta nei prossimi 10 minuti. Importa il presente, per loro, anche se ricordano il passato, e si disinteressano del futuro.
  4. Da questa perdita del senso del tempo si può trarre un grande vantaggio: è un modo per coinvolgerli davvero. Basta focalizzarsi sul presente, coinvolgerli in quanto sta avvenendo proprio in quei 10 minuti o che avverrà tra un minuto o due. Reagiranno con entusiasmo a ogni stimolo in questo senso.

Quindi, in concreto, cosa si può fare?

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